La Clinica della Fondazione
Il 21 settembre 2012 è stata inaugurata in Angola, a Huambo, la Clínica Estomatológica Italiana Asperto e Liliana Omiccioli.
“Italiana”, con orgoglio, perché è la prima iniziativa italiana in questo campo a essere realizzata in Angola.
La cerimonia si è svolta alla presenza delle massime autorità civili e religiose della provincia e dell’ambasciatore d’Italia, Giuseppe Mistretta, venuto dalla capitale per consegnare la bandiera italiana nelle mani della madrina, Liliana Caponi Omiccioli.
Una festa, nella festa più grande che si celebrava quel giorno, per i cento anni dalla fondazione della città di Nova Lisboa, oggi Huambo. Sono convinto che sarà stato contento anche Norton de Matos, il fondatore: la sua statua non è stata risparmiata dalla guerra civile, ma è tornata, e la confortano quelle delle virtù cardinali. In origine, cinquant’anni fa, gli voltavano le spalle, irradiandosi verso la città, ma adesso sono state girate e hanno occhi solo per lui.
Una festa soprattutto per me, arrivata alla fine di sforzi durati sei anni.
Sei anni!
Aggiunti alla mia vita, non sottratti, per mettere un tetto sopra e quattro pareti intorno ad un’idea: aiutare la popolazione dell’Angola nel campo dell’odontoiatria.
A Luanda, prima, e a Huambo, poi, sono arrivato direttamente dal numero 42 di Harley Street, il mio studio di Londra.
Una chiacchierata con una paziente angolana, nel 2006, mi aveva rivelato una realtà sconosciuta: in Angola non esistevano i dentisti. O, per l’esattezza, secondo World Mapper, nel 2004, esercitavano in tutta l’Angola solo tre dentisti “veri”, cioè provvisti di una formazione universitaria. Per il resto, la salute di sedici milioni di abitanti era affidata a un pugno di tecnici di odontoiatria, con il limite che la qualifica di tecnico si consegue con tre anni di studio dopo la scuola media e il risultato che le persone muoiono per un ascesso dentale.
Nel XXI secolo come in Europa nel XIX, nel XVIII e via indietro, fino all’origine dell’uomo: una condizione inaccettabile.
Da questa scoperta è nata la Fondazione Angola ONLUS.
La Fondazione Angola è stata, dall’inizio e fino al 2007, una cosa di famiglia, sostenuta da pochi amici e dai pazienti dei miei studi, ai quali andavo raccontando il mio progetto. Poco dopo, è cresciuta, soprattutto grazie all’appoggio di Benito Fiore e dei suoi amici.
In breve, la Fondazione ha cominciato a operare in Angola (Diário da República 24 aprile 2008) ed io sono diventato un medico angolano: cédula nº 228 A del 13 dicembre 2007.
In breve, ma non tanto in breve, anche per la mia ignoranza degli usi locali. Per il riconoscimento della laurea, ad esempio, mi avevano detto di inoltrare domanda al rettore dell’università, scritta su venticinque righe, ed io la presentai su un foglio bianco qualsiasi, vergata su venticinque righe. Guadagnai uno sguardo di commiserazione: in Angola il “venticinque righe” è il modo corrente per indicare il nostro foglio protocollo uso bollo e lo sanno tutti. Tranne me. Ho dovuto scriverla di nuovo e aspettare dal venerdì al lunedì per ripresentarla: a Luanda i “venticinque righe” si comprano solo per la strada, dagli ambulanti, non nelle cartolerie, ma lo sai solo se ci vivi.
In questi giorni, con un po’ di nostalgia, sono passato davanti alla segreteria dell’Università: non c’è più. L’hanno spostata, e la passeggiata a mare, la marginal, che comincia proprio davanti alla vecchia sede, ha guadagnato trecento metri in larghezza, entrando nella baia e coprendosi di palme. Diamole ancora qualche mese e potrà concorrere in bellezza con la baia di Manila e l’Avenida Atlantica, a Copacabana.
Sullo slancio dell’inizio lavori, la Fondazione Angola ONLUS ha istituito il Premio di Pittura Mirella Antognoli Argelà, riservato ai giovani artisti angolani (la V edizione è del 2012); ha pubblicato opuscoli per la prevenzione in odontoiatria, con i disegni della pittrice Daniela Nardelli; ha donato strumentario e materiale di consumo a ospedali ed istituzioni angolane; ha acquistato le attrezzature per quattro sale operatorie, ed io ho cominciato a girare l’Angola per trovare un posto dove collocarle.
Prima ho interessato l’Ospedale Regionale di Huambo, poi sono rimbalzato a Lubango e alla fine ho sfiorato Uige.
L’ingegner Ratti della Spezia ha preso in mano le piante degli ospedali e ha proposto i progetti architettonici. Una volta accettati, ha redatto gli esecutivi, e… ci siamo fermati.
Fino alle elezioni del 2008, nessuno ha voluto prendere una decisione; dopo, nessun ospedale aveva i mezzi per adattare le strutture. Tutti, però, si dicevano pronti a ricevere la donazione in cambio di un “Poi vediamo”.
Non ho accettato io, e la donazione è rimasta in Italia, mentre ho continuato a viaggiare per l’Angola.
Alla fine, nel 2011, è dovuta intervenire la Provvidenza, proprio nell’Ospedale della Divina Provvidenza, a Luanda, per far uscire la Fondazione dall’impasse e mi ha fatto conoscere, in successione, Padre Beniamino, la Fondazione Cuore Amico di Brescia e l’Arcivescovo di Huambo.
Il 22 ottobre 2011, nella sede della Fondazione Angola ONLUS, a Roma, è stato firmato un accordo con l’Arcivescovo di Huambo, Monsignor José de Queiros Alves, e, a marzo 2012, sono iniziati i lavori per la costruzione della Clínica Estomatológica Italiana e di dieci appartamenti per i dentisti che vi lavoreranno. A fianco dell’Ospedale che la Fondazione Cuore Amico di Brescia sta ultimando, su un terreno di proprietà dell’Arcidiocesi.
Missione compiuta, allora, con l’inaugurazione del 21 settembre?
No: solo cominciata. Bene.
Rimangono da completare gli impianti, installare la donazione nella sede ora costruita, addestrare il personale locale, portare a regime la clinica, avviare la collaborazione internazionale, insegnare cosa sia l’odontoiatria.
Dalla mia, ho la volontà e la fiducia nell’aiuto di chi mi sta leggendo.
Luigi Omiccioli
P.S. La Clinica è intitolata ai miei genitori, Asperto e Liliana. Con gratitudine. Per il loro contributo economico, per avere deciso di farmi nascere, per avere instillato in me i semi di quella sana follia che ha permesso questa realizzazione.